L’Oste della Bon’Ora non è solo un locale è casa, e come a casa ci si sente coccolati. In questo locale a Grottaferrata tutto parla di tradizione, armonia e passione grazie alla competenza e l’innata simpatia di Massimo Pulicati (l’istrionico oste) e di sua moglie Maria Luisa, ormai l’anima della cucina, una cucina reale (come la definì Luigi Veronelli), fatta con ingredienti scelti, molti i presidi Slow Food,e realizzata con conoscenza, originalità, contemporaneità e amore.
Si viene accolti da un sorriso e da un’energica stretta di mano dall’oste, che non passa di certo inosservato per il suo abbigliamento colorato e le sue scarpe spaiate (un’ originale vezzo che vorrei avere il coraggio di condividere). Si entra subito in un primo ambiente familiare e rilassante, dove ci si siede ai tavoli di diverse epoche (uno diverso dall’altro per forma e stile), apparecchiati elegantemente ma senza tovaglia (finalmente, tanto le posate si appoggiano su un apposito piattino). Le luci soffuse dei lumi sui mobili antichi danno quel tocco di romanticismo che non guasta mai. Una macchina da cucire dove campeggiano una interessante selezione di oli extravergine, un grande mobile pieno di vinili di rock vintage (pare che ne abbiano 5000!) da ascoltare su un vecchio giradischi, un umidificatore per sigari ovviamente pieno, uno scrittoio con su la foto della famiglia con i figli piccoli (Marco e Flavio che oggi lavorano con i genitori), l’agenda, il telefono, qualche penna. Alle pareti tanti quadri coloratissimi che parlano di cucina, qualche soprammobile tra cui due piccoli Budda (qui tutto ha una storia e tutto un’impronta personale) , in un angolo una scatola in legno per vini con dentro i personaggi di Ratatuie (c’è chi colleziona macchinette nel suo locale, perché no miniature?).
Altre due stanze completano il locale, una più minimalista con un grande e bel camino, un’altra con veranda dove trovano posto un ragguardevole numero di bottiglie (Marco Pulicati, il sommelier, ha in cantina 450 etichette di cui il 30% laziali e molte biologiche, ed una carta dei vini che presenta il costo di acquisto e quello di vendita per far chiarezza sui ricarichi, e quelli da mescita anche di grandi etichette).Nel caso non trovaste nulla di vostro gradimento (cosa di cui dubito) siete liberi di portarvi il vino da casa…proprio così! Nessuno avrà nulla da obiettare.
Una volta accomodati, alle signore verrà offerto un panchetto dove appoggiare la borsa (qui sono molto coccolate), il servizio al tavolo sarà presente e i racconti dell’oste vi faranno conoscere storie di grandi chef (ovviamente non manca qualche frecciatina) e storie familiari, abbazie italiane e d’oltralpe di cui è appassionato scopritore, la lunga serie dei suoi viaggi in Francia alla ricerca di nuovi e vecchi sapori “stellati”, il tutto raccontato con un entusiasmo e un’enfasi con cui difficilmente ci si distrae.
Il menu rispecchia il rispetto che ha Massimo Pulicati per il suo lavoro e per l’ospite: sfogliandolo si trovano citati “i produttori del cuore” (un omaggio a chi concorre a rendere grandi i suoi piatti); simboli accanto ai numerosi piatti evidenziano quelli vegani, vegetariani e gluten free (qui il seitan si fa in casa); i presidi Slow Food trovano spazio in una degustazione di cinque portate come quella dedicata alla Tradizione (qui troviamo la loro famosa A’matriciana in cornucopia, la trippa alla romana, il bollito alla picchiapò e la crema Maria Luisa). Una carta con la selezione delle tisane , dei caffè, delle acque e delle birre solo trappiste (l’amore per le abbazie impera), ampliano l’offerta per i più esigenti.
Io sono stata invitata ad assaggiare alcuni dei piatti del menu invernale 2015 che raccontano la storia di questo ristorante, piatti dove la tradizione è stata alleggerita con un tocco di creatività. Se volete intraprendere questo viaggio gourmet ci si scalda stomaco e palato con una crema di lenticchie con broccoletti ripassati; si prosegue con una polentina con sugo di spuntatura e pecorino romano; si passa ai sapori veraci del supplì (Tre variazioni sul tema) dove il risotto di nonna Anna trova, tra grandi consensi, tre nuove espressioni; più delicate la crèpes di trota salmonata e fiordaliso che anticipano il morbido petto di faraona con castagne e un tortino di verze con listarella di pancetta croccante; conclusione particolare con il dolce, un tortino di lenticchie rosse decorticate con cacao accompagnato da una tisana di mandarino e zenzero perfetta per esaltarne il sapore.
Anche i prezzi rispecchiano la filosofia dell’oste di far sentire a proprio agio il cliente: i menu degustazione partono da 30 euro, che per la qualità e l’offerta mi sembra più che onesto!
Dimenticavo…l’Oste della Bon’Ora è un ristorante dog friendly! Portate il vostro amico a quattro zampe, sarà loro gradito ospite.