F’Orme, Alberto Mereu apre a Frascati con una cucina autentica e spontanea

Avevo sentito dire che fosse un affaire très intéressante… ma non pensavo così tanto intéressante…

Gusto laziale, tradizionale, italiano. Cucina vera e a zero sprechi, proprio come si faceva tanto tempo fa ma senza rinunciare al gusto della ricerca e della creatività che un giovane chef  puo avere nel suo dna.

Stiamo parlando di F’Orme, il nuovo locale di Alberto Mereu, giovane chef romano che ha lasciato la frenesia capitolina per un piccolo angolo di pace nel cuore di Frascati dove ha realizzato quel progetto di cucina autentica e spontanea che aveva sempre avuto per la testa.

Un posto tutto suo dove la ristorazione si può esprimere con un concetto più diretto di esperienza tra cucina e ospite, un percorso di sapori e aromi che non finisce dietro inutili catalogazioni, ma che è capace di valorizzare il territorio e i suoi ingredienti con la ricerca di sapori non troppo differenti da quelli dei colli dei Castelli Romani.

 

Alberto Mereu per il suo progetto ha così scovato personalmente i migliori produttori dei Castelli per assicurarsi di avere a disposizione il meglio delle materie prime locali come i formaggi di Picitti e i salumi di Bernabei, entrambi tra gli ultimi rappresentanti di una realtà tradizionale e sincera.

Il menù è contenuto e preferisce dare spazio alla qualità di esecuzione piuttosto che ad una proposta più vasta che vaghi senza meta: freschezza degli ingredienti e di lavorazione per sei antipasti, cinque primi e quattro secondi oltre a sette primi della tradizione laziale senza dimenticare un menù degustazione con proposte extra carta.

 

Ancora per poco (il menu cambia a seconda delle stagioni) possiamo trovare tra gli antipasti un tenero e tiepido bollito misto in salsa verde e verdure croccanti, la tartare di manzo pattuta a coltello con crema di uovo e peperone crusco, il crudo primaverile di ombrina, il crostino di alici fresce di Anzio ( i costi dei piatti variano tra i 12 euro e i 9).

Tra i primi il tortello di ricotta e vignarola vince a mani basse su tutto ma, ahimè, dovete aspettare il prossimo anno per assaggiarlo nuovamente. Nel frattempo (sempre in attesa del cambio menu) vi potrete consolare con i maccheroncini al ragù balsamico di agnello o la doppia tagliatella  bianche e nera di seppia agli agrumi o lo spaghettone cacio e pepe, baccalà e menta ( i costi variano tra gli 11 e i 13 euro).

 

Interessanti tra i secondi il filetto di ombrina su terra di liquirizia, albicocca candita, e carciofi marinati e il baccalà su passata aromatica di “ceci del solco dritto del Valentano”. Tenera e rosata la terrina d’agnello alla cacciatora con aria di pecorino e verdure ( costi dei secondi piatti tra i 16 e i 19 euro).

La rimavera porterà in carta piatti come lo Sgombro e fagioli del Purgatorio, il Tortello di melanzane in acqua di pomodoro e Marzolina laziale secca (un formaggio di capra presidio Slow Food), e il Petto d’anatra al chutney di frutti gialli.

 

La carta dei Primi della Tradizione vede gli iconici piatti della storia regionale presentati senza rivisitazioni. Tra i classici sarà possibile trovare Carbonara, Amatriciana, Cacio e Pepe, Pomodoro e basilico, Burro e Parmigiano 24 mesi e Aglio Olio e Peperoncino, di cui lo chef è un grande cultore. La carta dei vini offre le migliori realtà italiane e novità interessanti. I lieviti sono realizzati home made in uno spazio dedicato della grande cucina.

 

Il capitolo dolci è molto interessante: il primo posto lo conquistano parimerito il cremoso fondente all’80% con Pan di Spezie home made, fiocchi di sale Maldon, condito con un filo di olio evo, e il creme caramel alla Fava Tonka e arancia dalla consistenza vellutata ( i costi dei dolci variano dai 5 ai 6 euro).

 

Il locale si presenta con due realtà differenti: la parte Ristorante con circa 35 coperti e la parte Banco con salumi, formaggi e vini dove avvengono le  tasting experience di abbinamento Food&Wine, o dove (in seguito) si potranno gustare aperitivi con piccoli assaggi di veri e propri piatti con tre cocktail in abbinamento.  In questo spazio è servito anche il pranzo con porzioni ridotte rispetto al menù per godersi un pasto buono e leggero senza i tempi (e i costi) di un pranzo al ristorante.

 

 

Su mattonnelle vere e proprie ( utilizzate anche per la mise en place che attende di essere terminata con un tovagliato grigio chiaro… hanno aperto da solo un mese e c’è stato un disguido sulle misure) vengono serviti formaggi e salumi nostrani, mentre piatti dalle forme eleganti arrivano con 60 gr di primi della tradizione, alette di pollo alla cacciatora con verdura saltata, polpette al burro e salvia con patate prezzemolate, uovo affogato al sugo di piselli e un mono dessert ( i prezzi variano dai 6 euro ai 2.50).

 

L’ambiente è semplice, con mattoni a vista per le volte e un buon uso del rame per l’impianto di condizionamento, un’illuminazione discreta (ma non da penombra), e un ingresso particolare, con sampietrini a terra a formare la scritta “Viva il vino”,  ricorda l’ingresso di una cantina. Tutto è eseguito con un’estrema cura del dettaglio che parte dai materiali scelti e arriva fino alla mise en place,  per un ristorante per chi ama i sapori autentici e cerca un’esperienza di alto livello lontano dalla metropoli.

 

Qualche info:

F’Orme

Via Michelangelo Caetani 8

Frascati

 

 

 

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