CoHouse Pigneto, dinners stellate con Giulio Terrinoni e Anthony Genovese

Ha fascino, un’eleganza non sfrontata, il mood giusto che ti avvolge, un look postindustriale scaldato dalle luci delle candele e da un grande camino, una bellezza internazionale in grado di stupire il suo pubblico che mai si aspetterebbe di  trovare un temporary restaurant “stellato” in un loft dall’atmosfera newyorkese nella periferia di una città come Roma.

CoHouse Pigneto è un grande spazio e cui si accede attraverso un giardino zen, diviso solo da un’isola bar  che separa il salone, ovvero lo spazio relax o divertimento/musica con camino, biliardo e ampi divani, dalla zona sala da pranzo con cucina a vista, lunghi tavoli sociali dove si cena a lume di candela (o poco più) sotto un cielo stellato di piante aeree.

In questa ex mensa aziendale delle Ferrovie ben reinventata un anno fa dallo studio MEPA (loro numerosi concept di successo tra cui Fish Market, Terrazza San Pancrazio, Osteria delle Coppelle), ogni fine settimana  si danno il cambio le stelle italiane della ristorazione o chi è in odor di stella, come le giovani promesse Cristoforo Trapani de “La Magnolia”, ristorante dell’hotel Byron di Forte dei Marmi, e Cristian Torsiello dell’“Osteria Arbustico” nell’alta Valle del Sele, che dopo il loro passaggio al Cohouse l’anno presa (la selezione e la programmazione è attenta e curata grazie al fiuto della “Cultivar Media Agency” di Alberto Bloise).

I menù degustazione e i loro prezzi rispecchiano la filosofia del luogo: niente proposte eccessivamente elaborate, ma piatti golosi in grado incuriosire il grande pubblico ed abbattere le ultime barriere tra il pubblico e la cucina gourmet per vivere un’esperienza unica e moderna che fa esprimere grandi chef in un contesto informale e poliedrico e ne fa conoscere la filosofia a costi più che ragionevoli. Riguardo quest’ultimi si va da dai 50 ai 60 euro per un menu degustazione “stellato” che prevede 5 piatti (acqua e un calice di vino abbinato a portata inclusi), più 10 euro per un piatto fuori menu.

Visto che prima di parlare bisogna provare, giudico estremamente positive (servizio compreso, veloce ed attento anche per 110 posti!!), le mie due recenti CoHouseDinners.  Nella prima ho trovato un Giulio Terrinoni in forma smagliante e felice di raccontare la sua nuova avventura con il “Per Me”, un ristorante che esprime la somma delle sue esperienze ma interamente ricamato sull’ospite (sorridente e disponibile, parliamo dei Tappi che si servono nel suo locale, da non confondere con tapas ma da intendere come porzioni degustazione dedicate a chi ha voglia di scoprire all’ora di pranzo la cucina dinamica ed espressa di Terrinoni , e della doppia veste giorno/sera del locale che gli consente due anime completamente diverse).

Sfizioso e diretto il suo menu realizzato appositamente per questi tre appuntamenti serali (dal giovedì al sabato) partito con il benvenuto dello chef, un profumato, croccante e caldo Supplì di mare con ripieno di gambero e calamaro, ha poi proseguito con un ottimo Maccarello bruciato con burrata, cavolo rosso e pane croccante ( i due piatti che ho preferito per la loro vivacità di sapore e per gli accostamenti degli ingredienti). Seguiva un Superspaghettone ajoe ojo, mazzancolle con pan croccante di capperi e una Torta di patate e baccalà con bagna cauda moderna. Per concludere una Eclair nocciola e cioccolato nel caso non si volessero assaggiare prima i Cappellacci ripieni di faraona, burro al Cesanese, verdurine e caciocavallo podolico ( il piatto fuori menu).

Nel primo fine settimana di febbraio è stata la cucina di Anthony Genovese ad affascinarmi. Come sempre con un religioso rispetto della materia prima di qualità, anche per il CoHouseDinner ha portato nelle sue proposte tradizione unita ad ingredienti più creativi, innovativi,internazionali e personali come fa nel suo ristorante “Il Pagliaccio” di Roma. Il menù creato per questo fine settimana ha fatto ben trasparire il suo amore per le spezie orientali, la tecnica francese, gli ingredienti italiani e gli accostamenti azzardati che rivelano sapori sorprendenti.

Cinque eleganti proposte per un menu iniziato con una tiepida Zuppa di porri bruciati e calamari, seguita dall’interessante Baccalà, nocciole, ed erbe amare con brodo di cipolla e infusione di fieno (ottimo e intrigante il sapore delle nocciole con il baccalà come quello delle erbe amare), i Ravioli di pollo con salsa albufera (un brodo di pollo con burro spumato accompagnavano delicatamente i ravioli cosparsi di briciole di brioche non lievitata), la Coda di bue (un cilindro di sola polpa speziata), cavolo nero e topinambur. Anche qui un dulcis in fundo con una Mousse di cioccolato “carmelia”, croccante di sesamo al miele, salsa e cubetti di kaki. Ottimo anche il piatto fuori menu, un Battuto di manzo, tacos di patate, capperi e gelato alla senape. 

Nel futuro prossimo delle CoHouseDinners troviamo Luciano Monosilio di “Pipero al Rex” di Roma (11-12-13 febbraio prossimi) e a seguire Mattia Spadone de “La Bandiera” in Abruzzo e Gianfranco Pascucci de “Il Porticciolo” a Fiumicino.

Marzo sarà dedicato alle chef donne (top secret ancora i nomi ma ci saranno sicuramente delle belle sorprese), mentre una novità è prevista per gli appuntamenti della primavera.

Insomma… il Cohouse continuerà sicuramente a stupirmi.

Dimenticavo…. il bar è curato da Andrea Rospi abile barman a cui potrete chiedere un Brandy Smash, un Raba Roy, un Kir Royal…..

 

 

 

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