Un superbo omaggio alla città più bella del mondo con una cucina stellata che spazia tra tradizione e modernità non dimenticando aromi e sapori mediterranei. Una vista mozzafiato su uno dei monumenti simbolo della Roma eterna, talmente vicino che ad allungare una mano sembra di toccarlo pur stando seduti su una delle terrazze più affascinanti della capitale. Siamo all’ultimo piano del seicentesco palazzo Manfredi in via Labicana, un elegante Relais &Chateau di proprietà dei Conti Goffredo e Leonardo Ceglia Manfredi, dove convivono opere d’arte contemporanea con quadri del ‘500 tra velluti e arredi di designer.
Qui, nel cuore di quella che un tempo era la Roma Imperiale, troviamo Aroma, non “un ristorante” ma “il ristorante” dove il sedersi ai suoi tavoli diventa un’esperienza sensoriale indimenticabile tra piaceri della tavola e un panorama unico al mondo. Di fronte al Colosseo, lo sguardo si perde dai Fori Imperiali alla Domus Aurea, dall’Altare della Patria fino ad intravedere la cupola di San Pietro, mentre il palato viene deliziato, seguito e accompagnato, tra i sapori dell’alta cucina italiana della stella Michelin Giuseppe di Iorio.
Lo chef, dopo diversi anni spesi a Londra al Grosvenor e al Mirabelle di Roma, approda da Aroma nel 2011 e in soli tre anni con passione, umiltà e determinazione conquista la stella Michelin, mettendo avanti a tutto un grande rispetto della materia prima trattata senza confonderla o sminuirla, la sua grande cultura del cibo, la sua passione per la cucina mediterranea e la grande cura per i suoi ospiti a cui dedica ogni minima attenzione dal momento in cui entrano nel suo ristorante.
Ovviamente da Aroma l’eleganza non manca: dalla sobria ma ricercata mise en place vista Colosseo ad un servizio di sala impeccabile, dall’arredo di designer differenziato per le due parti del locale, di cui una dedicata al neonato bistrot che offre un menù per una pausa veloce, al giardino di piante aromatiche che circonda la terrazza (da cui attinge lo chef per i suoi piatti).
Grande cura del cliente appena ci si accomoda: dalla piccola ciotola con dell’ottimo olio siciliano alla scelta dell’erba aromatica con cui profumarlo (timo o rosmarino fresco), fino alla scelta del pane home made in una grande cesta in cui si trova da quello con il formaggio a quello con la ‘nduja ( lo chef è calabrese), dai grissini al pane sciapo.
Aprendo i menu si nota subito l’attenzione di Di Iorio per le diverse esigenze degli ospiti: un ricco menu a la carte dove le paste sono fatte a mano, il pesce è di Ponza, i crostacei di Mazara, e tra le carni spicca l’anatra e il Germano reale; un menu degustazione di sette portate per farsi prendere per mano e guidare in un viaggio alla scoperta della sua visione dell’ alta cucina italiana (euro 150,00); il menù “Melissa” interamente pensato e realizzato per gli intolleranti al glutine per un’esperienza gluten free stellata (euro 115,00), ed infine quello del bistrot non meno interessante ma da gustare sulla piccola terrazza con vista sul parco del Colle Oppio (nelle foto qui sotto).
L’assaggio si rivela subito un’emozione sofisticata, ricca di sensazioni uniche, mentre la bellezza ed il colore che si trova nei piatti risalta agli occhi riuscendo a catturare tutta l’attenzione che fino ad un minuto prima era rivolta al panorama.
Nell’attesa può essere servita una pressatina alle tre patate con una dolce maionese all’aglio nero, del baccalà affumicato su salsa di zucca, del salmone affumicato con maionese al frutto della passione, un gamberone rosso di Mazara in tempura su gel di melograno e la guancia di manzo su purea di cavolo viola.
Il viaggio inizia con la ceviche di Fragolino marinata con coriandolo e zenzero su un crumble di cacao amaro, patata americana, cialda di mais e cipolla di Tropea in agrodolce seguito da un filetto di agnello in crosta di pane, cipollotto brasato al Barolo, crema di zucca e polvere di olive nere serviti come antipasti ( la maestria di Di Iorio nel realizzare preparazioni dai grandi sapori ma dalla leggerezza unica permette di passare da un piatto di pesce ad uno di carne, e viceversa, senza nessuna reticenza).
Due paste rigorosamente fatte a mano fanno scoprire piacevoli contasti: la leggerezza della pappardella tirata a mano con olive taggiasche e Gallinella e la complessità dei cappelletti di Borragine e ricotta di bufala con tartufo nero e fonduta di tartufo bianco, ci portano in due mondi opposti ma innegabilmente affascinanti entrambi.
Leggero il filetto di Merluzzo di coffa marinato alla carota su polenta Taragna, dadi vegetali e vetro di rapa preludio di uno scenografico petto d’anatra affumicato con legno di quercia e limone con purea di castagna, coulis di melograno e misticanza in agretto.
Un inaspettato e sorprendente tortellino all’olio in brodo di cappone, capace di pulire tutti i sapori dal palato, chiude la parte salata delle portate facendo spazio ad una sontuosa sfera di cioccolato bianco su biscotto morbido all’olio evo, crumble di the matcha e caramello salato filato.
Con il caffè arriva anche la piccola pasticceria, otto piccoli deliziosi attimi di dolcezza da assaporare in totale relax affascinati ancora una volta dall’imperdibile e unico panorama che questo ristorante è in grado di offrire ai suoi clienti.