Zitto zitto arriva IODIO, all’Ostiense pesce fresco per una cucina senza fronzoli

Ha aperto in sordina da poco più di una settimana e già fa il tutto esaurito sia a pranzo che a cena. Due sono le cose che possono decretare il successo di un locale se si trova a Roma , o si mangia molto bene o “fa fico” … io opto per la prima avendolo provato.  Già dal nome e dal bel murales esterno dello street artist  Diamond con polipi, aragoste, spigole e padelle si può capire la vocazione di  questo piccolo locale in via Ostiense 503 realizzato sulle ceneri di un ex magazzino, con gusto e originalità dal proprietario Patrizio Alunni Tullini ex proprietario della catena di paninerie  oTBReD.

Solo 34 posti interni dal gusto minimal (tavolini in legno e ferro, niente tovaglie ma tovagliette in carta su cui si possono lasciare i commenti mentre ci ricordano di bere responsabilmente dove si posa il bicchiere); un buon servizio con camerieri finalmente in camicia bianca e grembiule nero; pareti-lavagna con disegni-gesso che ci ricordano che qui si mangia pesce fresco (e che pesce! Solo quello di Carpignoli di Terracina);  molti punti luce che pendono dal soffitto come una rete e illuminano bandendo la penombra ormai modaiola; soffitti alti che danno respiro al locale e l’immancabile cucina a vista, sono tutte caratteristiche che danno a IODIO  un’aria internazionale che ci potrebbe portare lungo i canali di Amsterdam come lungo il Tamigi a Londra. Con la primavera arriveranno anche altri 70 posti posizionati all’esterno da sfruttare con le temperature più miti.

La cucina curata dall’attento Marco Neri è diretta e senza fronzoli, capace di esaltare al massimo il vero protagonista di IODIO, il pesce fresco di qualità servito sia crudo che cotto (Neri vanta esperienze da Don Alfonso, due stelle Michelin, a Sant’ Agata sui Due Golfi e presso la Masseria Torre Coccaro, 5 stelle lusso in Puglia).

Il menù (grazie al buonsenso del proprietario) non è un papiro! Tra gli antipasti spiccano le ostriche (Fin de Claire, Saint Keber e Tsarkaya) che ho assaggiato servite con delle foglie di Oyster Leaves e posso confermarne freschezza e bontà, come ho provato il Mix di Tartare (buone e ben sposate con frutta esotica, melagrana, caviale e riso nero a 18euro), e il Mix di Crudo (22euro) che profumava meravigliosamente di… IODIO! In carta anche gli antipasti caldi (5 portate dello chef a 20euro), il Gran Crudo (crostacei, tartare, carpacci e sushi a 30euro)e il Nostro Sushi (ogni sei pezzi 5euro).

Il capitolo primi vede 4 piatti ben eseguiti nel rispetto della tradizione: Spaghettone Verace, pasta di Gragnano alle vongole veraci di Terracina; la Calamarata ai crostacei (in questo piatto la pasta è di acqua e farina e viene da un pastificio dei Castelli romani) con gamberi, scampi, mazzancolle, pachino, timo e basilico; Ravioloni di pesce ripieni di spigola con soutè di pachino (pasta fatta in casa da loro con all’interno un bel filetto di pesce); infine il Primo del giorno che si realizza in base al pescato del giorno (i costi dei primi variano dai 15 ai 18 euro).

Cinque i secondi, dove oltre al Pescato del giorno, troviamo i Calamari alla piastra, il Guazzetto di pesce (spinato), il Tataki di tonno (un trancio in crosta) e il Baccalà allo IODIO, piatto di punta del locale. Non li ho assaggiati, ma mi riprometto di farlo presto! (i prezzi variano dai 16 ai 22 euro escluso il pescato che viene calcolato al kg).

Quattro i contorni e tre i dolci che noto con piacere serviti in belle porzioni abbondanti: il classico Tiramisù, la Cheesecake con briciole di biscotto e salsa al passion fruit (assaggiata, dal sapore fresco con un buon mix tra creme fraiche, panna, Philadelphia e caprino) e il Cioccolato che come menu racconta “ devi solo amarlo … al resto ci pensiamo noi!”.

Io ho assaggiato dei fuori menu come la Calamarata Cacio e Pepe alla coda di rospo (cremosa), gli Spaghetti artigianali acqua e farina alle vongole veraci (preferisco lo spaghetto classico, ma lo so è questione di gusti), il baccalà con burrata e zest di limone candito, e un cucchiaio con ottimi gamberi bianchi, caviale, burrata e zest di limone candito (forse in quest’ultimo avrei messo meno burrata, sovrastava troppo il sapore del gambero bianco).

La conclusione di tanto scrivere? Ottima materia prima, una cucina attenta, senza fronzoli e diretta, carino il locale e intrigante l’esterno con grandi potenzialità all’ombra del murales. Le basi ci sono.

Patrizio, dai che domenica ti porto a respirare un po’ di iodio”, così gli diceva il nonno tanti anni fa, e lui oggi, ancora con quelle parole nelle orecchie, non poteva che chiamare IODIO il suo ristorante di fresh fish… al destino non si sfugge.

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